Avvertenze

1. Interventi di normazione ortografica

Pur basandosi essenzialmente sulla varietà cazet, la codificazione del ladino fassano standard e l'ampliamento del suo lessico hanno richiesto l'adozione di alcune scelte normative tali da consentire il superamento di certi tratti locali: tali scelte tuttavia, su alcuni punti significativi che andremo ad illustrare, vanno considerate ancora come sperimentali ed orientative.

Nelle voci in cui si hanno realizzazioni oscillanti tra [i] e [ǧ] il DILF preferisce e propone la grafia con g all'inizio di parola come in giaf, giust (e composti), e con i in posizione interna, come in veie, ruièr.
L'oscillazione tra cazet [in-] e brach [en-] [n-] in posizione iniziale viene risolta in favore di en- per le voci del lessico tradizionale, di contro a in- usato per lo più nelle voci di recente introduzione, secondo una tendenza che sembra oggi prevalere all'interno della valle: entener, vs. indicatif. Non mancano eccezioni per voci esclusive del cazet, o comuni a più idiomi locali (insnet, inier).
Analogamente il prefisso inter- viene per lo più proposto per i neologismi, stante che nel lessico tradizionale esso compare assimilato in anter-: si veda anterores, di contro a internazionèl; sia in questo caso che nel precedente la grafia proposta non esclude una realizzazione fonetica alternativa.
Per i nessi /ni̯/, localmente realizzati anche come [ñ], il DILF preferisce la grafia del tipo calonia, domenia, in sintonia con il Ladino Standard; viceversa nel caso del passaggio -ñ -n in fine di parola, si propone la conservazione della grafia in -gn, preferibile per ragioni di coerenza paradigmatica: vegn (< vegnir) vs. ven (< vener); cogn (< cogner) vs. con (prep.).

2. Formazione di parole

Notevoli oscillazioni si osservano in cazet anche nell'applicazione delle regole di formazione delle parole, in ragione di un maggior o minor grado di assimilazione delle voci. Indichiamo qui i casi più significativi, precisando le scelte normative operate nel presente lavoro.

Il suffisso lat. -ale(m) nel cazet (come del resto anche in gardenese) dà per lo più -èl nelle voci di tradizione (stivèl, naturèl), ma -al in quelle più recenti (total, plural), talvolta con specializzazione semantica: personèl (agg.), personal (sost.); nella formazione di neologismi il DILF propone tendenzialmente la forma in -èl, specie per gli aggettivi, salvo che per voci già documentate o di più difficile adattamento fonetico.
Analogo discorso vale per il suffisso lat. -ariu(m), che nel lessico tradizionale dà di norma -é (v. moliné, ciuré); le voci pienamente assimilate secondo questa matrice costituiscono una classe chiusa, mentre per il lessico più moderno si rendono disponibili due esiti diversificati, il tipo calandèr (brach calandar) e il tipo (ancor più recente) orarie: il DILF propone in generale la forma in -èr, riservando la forma in -arie a un esiguo numero di voci, per lo più sostantivi, il cui adattamento si rivela meno plausibile. Tanto in questo caso come nel precedente, si tratta di una proposta sperimentale che non esclude in linea di principio soluzioni alternative.
Il suffisso lat. -tore(m) nel lessico tradizionale dà regolarmente -dor, con sonorizzazione della occlusiva dentale in posizione intervocalica (come in murador, di contro al tipo pitor, tentor, ecc., < lat. -ct-, -nt-, ecc.): nei neologismi o nei prestiti recenti rubricati nel DILF non mancano tuttavia eccezioni e oscillazioni, specie per denominazioni di strumenti tecnici (come ad es. registrator, radiator), la cui congruenza andrà verificata sulla base dell'uso.
In cazet le parole composte con pèra-, vèrda-, cèva- e mèl- non formano una categoria unitaria: si ha la restituzione -a- in sillaba atona solo nei casi ove la voce viene percepita come un'unità (paracèr, malusèr), mentre nella maggior parte dei casi si hanno forme del tipo pèraguides, mèlvalif, dove l'accento principale cade comunque sul secondo componente. Per esigenze di semplificazione e trasparenza il DILF propone di regola la grafia in un'unica parola con il formante in -a-, accettando parallelamente anche una grafizzazione in due parole con il normale trattamento di -a- tonica in -è-. Per es.: vardabosch (oppure: vèrda-bosch), malmetù (oppure: mèl metù).

3. Morfologia

Anche nel caso di oscillazioni morfologiche significative sono state operate delle scelte orientative che tendono a dare maggior regolarità al sistema. Ciò riguarda in particolare alcune classi di temi maschili con plurale sigmatico, realizzato localmente anche come -esc. Si indicano qui di seguito le classi con plurale oscillante, per le quali il DILF generalizza la forma in -es, seguendo il comportamento tendenziale del cazet:

temi maschili in vocale atona -a, -e: bèrba pl. bèrbes, e così pure lères, urles, cerchies (localmente anche "barbesc, laresc, urlesc, cerchiesc", ecc.); nondimeno fanno eccezione faure e zère, il cui pl. è ovunque fauresc e zèresc;
temi maschili in -er atono: venter pl. ventres, e così pure tendres, encompres, (localmente anche "ventresc, tendresc, encompresc", ecc.).

In altri casi è stato ritenuto più opportuno accogliere nel DILF una duplice soluzione, lasciando facoltà di scelta all'utente. Le varianti vengono indicate da una tilde, ad es.:

parent, pl. parenc ~ parents;
venerèr, III pers. sg. vénera ~ -ẹa.

Infine, per i maschili in -ich atono di nuova o recente introduzione il DILF adotta la forma proposta dal Ladin Dolomitan: politich, politics (ma: amich, amisc).

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